FROM/TO è l'installazione-mostra organizzata in occasione del festival MakeCity Berlin 2018, per comunicare il modo con cui ASA studio albanese innesca i processi architettonici.
Nel progetto di Lindower 22, che è anche sede dell’installazione, questi processi si sono sviluppati attraverso strategie di rigenerazione rapida rivolte ad occupare uno spazio, manipolarlo solo nelle forme strettamente necessarie e infine restituirlo, lasciando solo alcuni segni del nostro passaggio. Proprio come fanno i nomadi del deserto.
Lavorando su questa associazione, abbiamo deciso di usare la metafora nomadica per raccontare il nostro approccio all’architettura, raggruppando i temi e le attività di ASA studio albanese in cinque categorie e allineando i materiali su teli stesi sul pavimento, come in un bazar itinerante. Ogni visitatore era in grado di vederli da vicino e ottenere un'idea evocativa della stratificazione e della cooperazione di azioni diverse che si nascondono nel retroscena di ogni progetto architettonico complesso. Alla fine della mostra i teli sono stati rimossi lasciando solo poche tracce, insieme alla memoria di questo evento nella mente di chi ha partecipato.
- Cliente
- ASA studio albanese
- Anno
- 2017
- Status
- Completato
- Dimensione
- /
- Team
-
progetto Flavio Albanese —
Flavio Albanese
founder & partnerFlavio Albanese (1951), è fondatore e presidente di ASA studio albanese. Si forma come autodidatta combinando la sua passione per l’arte contemporanea con l’esperienza pratica di artigiano-architetto. Venuto a contatto con Carlo Scarpa, apprende da lui un approccio alla progettazione che rifiuta gli apriori, e che si declina di volta in volta in base alle occasioni, ai temi e ai contesti che incontra. Ha tenuto corsi all’École Polytechinique Fédérale di Losanna e all’Art Institute di Chicago (1980), all’University of Yale (1983), all’University of Architecture di Delft (2005), all’University of Florida (2006), alla Fundacion Proa de Buenos Aires (2008) e più volte presso le più importanti università italiane. Ha tenuto inoltre due workshop all’international summer school dell’Istituto Universitario d’ Architettura di Venezia nel 2009 e nel 2010. È stato membro di giunta di Confindustria Vicenza dal 1998 al 2001, del Comitato scientifico di Domus Academy (2004-2005) e del Comitato d’Onore di MIart (2009 e 2010), direttore dell’Officina del Porto di Palermo (2006-2008), vicepresidente del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza (2011-2015) e presidente della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza (2010-2016). Dal 2007 al 2010 è stato chiamato a dirigere Domus, la prestigiosa rivista internazionale di architettura, design e arte contemporanea. Attivo già dal 1971, nel 1987 fonda con il fratello Franco ASA studio albanese. I progetti dello studio sono stati pubblicati dalle più importanti riviste internazionali di architettura e design: il progetto Neores è stato segnalato nell’edizione 2003 dell’European Union Prize for Contemporary Architecture della Mies van der Rohe Foundation, mentre ASA studio albanese ha partecipato alla Biennale di Architettura di Venezia nelle edizioni 2004 e 2006. Flavio è un lettore e biblioflio (la sua biblioteca, a disposizione dello studio, conta di oltre 15.000 volumi) e un conoscitore e collezionista d’arte contemporanea.
Franco Albanese
partner, CEO & executive directorFranco Albanese (Vicenza, 1958) lavora nel mondo dell’architettura e del design dal 1976. Laureato nel 1986 all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, l’anno seguente ha fondato a Vicenza ASA studio albanese, insieme al fratello Flavio. Da allora Franco è amministratore delegato e direttore tecnico dello studio, e in questo ruolo ha partecipato alla genesi, allo sviluppo e all’esecuzione dei progetti più importanti. Come progettista e direttore dei lavori ha seguito la sede di Medicina Veterinaria dell’Università di Padova (1997); “Neores”, l’insediamento produttivo e direzionale di Sinv Spa a Schio, Vicenza, (selezionato nel 2003 per l’European Union Prize for Contemporary Architecture della Mies van der Rohe Foundation); il progetto per il Municipio del Comune di Grumolo delle Abbadesse, Vicenza (1999); “Morimondo 17”, la riconversione industriale della sede Sinv spa a Milano (2000); l’headquarter di Margraf a Chiampo (Vicenza, 2006). Ha curato inoltre la progettazione del “Rocco Forte Verdura Resort” a Sciacca, in Sicilia (2005), dell’ampliamento dell’aeroporto di Pantelleria (2006), della nuova Rinascente di Palermo (2007), il progetto di riconversione Lindower 22 a Berlino (2011), la HTM Hybrid Tower di Mestre (2012), l’ampliamento della sede Fope a Vicenza (2016). Negli ultimi anni ha focalizzato l’attenzione sugli interventi di riconversione degli spazi industriali urbani, diventato un tema chiave nella filosofia di ASA studio albanese.
responsabile di progetto Piero CorradinPiero Corradin
partner, head of projectsPiero Corradin è partner dello studio dal 2020 e head of project dal 2014. Si è laureato nel 2002 all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia e nello stesso anno ha iniziato a lavorare come architetto in ASA studio albanese. Tra i progetti più importanti seguiti da Piero si segnalano il progetto di riqualificazione urbana di un quartiere di Pechino su masterplan di OMA (2007), la nuova sede della Banca Popolare di Marostica (2006), la nuova sede direzionale delle AFV Acciaierie Beltrame a Vicenza (2007), il concorso per la Nuova Fiera di Vicenza (2008), il concorso internazionale “Recupero della cava di Mursia” nell’isola di Pantelleria (2010). Nel 2012 ha seguito il progetto della Hybrid Tower a Mestre (Venezia), nel 2016 l’ampliamento dell’headquarter Fope a Vicenza (2016) e il Polo Logistico Agroalimentare di Monselice (2016). Nel 2008 è stato tutor per PreVisioni, il workshop internazionale sul futuro masterplan di Vicenza; nel 2009 e 2010 in due edizioni del summer workshop dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.
team Francesco Marangoni —Francesco Marangoni
3d models & digital printer supervisorFrancesco Marangoni (1982) si è laureato in Economia Politica all’Università degli Studi di Verona nel 2007. Dopo aver fatto per molti anni il proiezionista e la maschera allo storico cinema Odeon di Vicenza, nel 2006 è approdato fortuitamente in ASA studio albanese. Qui ha contribuito a collocare e catalogare gli oltre 15.000 volumi che compongono la biblioteca dello studio. Successivamente si è dedicato alla realizzazione dei plastici architettonici avvalendosi di un pantografo CAD/CAM e di una stampante 3D Zcorp 650. Benché abbia fondato e partecipi alla vita redazionale di una piccola web radio, in sala plastici si ostina ad ascoltare radio3 con un apparecchio analogico. Nel tempo libero cerca, con risultati alterni, di coltivare la passione per la lettura, la musica e i viaggi. Dalla library dello studio Francesco prenderebbe il Codex Seraphinianus, mentre il suo materiale preferito è la birra.
Giuseppe Santonocito
communicationGiuseppe ha studiato filosofia a Venezia e Parigi, completando il dottorato di ricerca nel 2006. Dal 2007 è responsabile della comunicazione di ASA studio albanese, si occupa delle nuove acquisizioni per la Library e partecipa alla definizione dei key-concept e della filosofia dei progetti. Dal 2007 al 2010 ha collaborato stabilmente con la rivista Domus con testi, ricerche e recensioni, curando la sezione books di alcuni numeri. Prima di approdare in ASA, è stato assistente bibliotecario al Museo d’arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia (dal 2001 al 2005). Come copywriter freelance ha scritto concept e testi per progetti diversi, collaborando col digital storyteller Felice Limosani per “Il sole sui tetti” 2011 e 2012, con la Fondazione Gaetano Marzotto per il Progetto Marzotto 2013, con Intertrade Group e Agenzia del Contemporaneo per Pitti Fragranze 2014. È stato tutor del summer workshop dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 2009 e nel 2010. Dalle sue cuffie AKG risuonano spesso e a volumi indecenti i Radiohead (e mai i Coldplay), apprezza gli spazi ampi e poco metropolitani di Berlino e preferisce il vino rosso al bianco.
Simone Matteazzi
project managerDal 2008, anno nel suo arrivo in ASA studio albanese, Simone segue i progetti in tutta la loro genesi, dagli studi di fattibilità alla fase esecutiva. È specializzato nei rapporti con gli enti pubblici e con le amministrazioni, con particolare attenzione agli aspetti urbanistici e territoriali. Dal 2011 è incaricato di seguire il complesso progetto berlinese di Lindower 22, di cui ha curato sia la fase di retrofitting che le nuove costruzioni. Prima di raggiungere ASA studio albanese, ha lavorato per Archistudio a Vicenza (dal 2001 al 2008) e come socio dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (2003-2008). È stato inoltre docente di Cad nell’Istituto Superiore di Architettura di Interni Pier Giacomo Castiglioni, per il quale ha svolto attività didattica dal 2002 al 2012. Attualmente ricopre il ruolo di Vicepresidente dell’Ordine degli Architetti Paesaggisti Pianificatori della Provincia di Vicenza e in questa veste è stato componente di Commissioni di gara di concorsi di architettura a livello nazionale. La sua parola preferità è frontiera, e preferisce il mare alla montagna.
Andrea Garzotto
architectAndrea è un architetto specializzato nella definizione delle immagini render dei progetti e dei modelli 3D, approdato in ASA studio albanese nel 2007. La rappresentazione virtuale attraverso render e modello tridimensionale è oggi un aspetto chiave del progetto architettonico a tutti i livelli, e per questo Andrea è coinvolto in tutti i maggiori progetti dello studio. Oltre alla definizione delle immagini si occupa anche di interior design e di progettazione architettonica. Dopo un anno e mezzo trascorso a Porto, dove ha scoperto l’immagine in bianco e nero, nel 2006 si è laureato in architettura allo IUAV di Venezia. Nel Dicembre del 2012 ha inaugurato “Incipit”, uno spazio collettivo e laboratorio per le arti visive. Andrea è fotografo freelance, si considera un precursore dei selfie e un biker mancato. Il viaggiare è parte integrante della sua vita e della sua fotografia. Adora il Berghain di Berlino e i vini con le bollicine.
Blendi Vishkurti
architectBlendi è arrivato in studio con un tirocinio nel 2018 ed è stato fondamentale per portare a termine gli allestimenti per la mostra FROM/TO organizzata a Berlino all’interno del festival MakeCity 2018. Quando si è laureato allo IUAV nel 2021 è diventato subito e a tutti gli effetti uno degli architetti di Asa. Insieme ai suoi storici partner in crime Blendi ha ottenuto una menzione d’onore al concorso internazionale EUROPAN16 nel 2021 con il progetto “Back to nature” ed è stato finalista per il premio di architettura Federico Maggia a Biella nel 2022 con un progetto site-specific di architettura effimera. Da piccolo avrebbe voluto fare il muratore (in qualche modo è rimasto nel ramo), adora e studia i bonsai e per questo gli piacerebbe un giorno abitare in campagna. Se gli chiedessimo chi buttare dalla torre tra Tolkien e Asimov ci risponderebbe come Bartelby lo Scrivano: "Preferirei di no".
Filippo Zampese
architect visualizerFilippo è nato nel 1984, è diventato architetto con una laurea in Achitettura della Costruzione allo IUAV nel 2010 e si è specializzato in computational design al Master di Architettura Digitale di Venezia nel 2010. In ASA studio albanese dal 2015, si occupa di progettazione e modellazione 3D, di prototiping, di rendering e di post produzione di immagini e video. Prima di arrivare a Vicenza, ha lavorato a Maastricht presso SatijnPlus Architecten, a Milano per Cino Zucchi Architetti e a Roma per Fuksas Architecture. Oltre a progettare, Filippo fa il musicista e compositore negli A New Silent Coporation, con i quali ha all'attivo due album di musica post-rock strumentale (Everything Is Exactly As It Seems, 2009; Odyssea, 2016). Suona la chitarra elettrica (per la quale possiede una collezione di pedali che non sa usare) e il piano. Ama i cani, detesta le persone che parlano in treno, e questo forse spiega perché avrebbe voluto diventare astronauta.
- Partners
- MakeCity Festival, Heim Balp Architekten, Onlab
- Website
- www.makecity.berlin/en/
Why Nomadic strategies? What does nomadism has to do with the space and the project of Lindower Strasse 22?
In the human system of transformations, architecture plays a decisive role, especially in the transformation of urban spaces. Every reconversion is a process that involves a starting point and an end point: FROM-TO. Designing architecture means provoking transformations, feeding the becoming, promoting change. The processes involved in change, especially in historic European cities, do not happen on the blank sheet of a tabula rasa but are constantly faced with the heritage of constructions and buildings that have been handed down from the past. This heritage is difficult to manage because it’s usually unfit, unsuitable for the needs of contemporary living (for structural characters or for economic costs). ASA studio albanese thinks that the processes of transformation must be somehow governed by responsability procedures, through which architecture and society take charge of the architecture heritage. These aspects have already entered our language and our architecture style. Our headquarters and many of our projects are here to prove it. To address the topic of reconversion of abandoned buildings, we created a genuine lexicon called “rapid regeneration strategies”, a system of nomadic practises for the re-appropriation of unused spaces. There are many nomadic strategies and no two are alike: they work at different speeds and on different levels. But however different they may be, they nonetheless all draw from a general toolbox based on a number of keywords: Necessitating condition, Fragility, Reduction, Hybridisation, Contemporaneity, Habitat.
These guiding concepts reflect a consideration that spans a period of more than 30 years, during which ASA studio albanese developed a very eclectic and flexible approach to design. Eclecticism should not be lived as a lack of identity, but as a lateral form of identity: an identity based on fluidity. Our projects do not follow a straight line: their path is lateral (sometimes circular) with reconsiderations, disorientation, improbable associations and irregular combinations. In the Lindower 22 project we can find all the primary aspects of our regeneration strategies: the topics of necessity, reduction, Low-fi, hybridisation, and the respect of the context.
Lindower22 has been an enormous open-air laboratory, where tactics have been applied that were perfected and evolved in different times and places, from simple maintenance to standards to building new volumes. Most of the volumes in Lindower 22 had their own history and potent architecture, which we weren’t so presumptuous to think that we should redesign. In the completely preserved spaces, the respect has been translated into the research of basic and useful. Basic, is the attempt to minimize alteration on existing buildings: all new contributions are standard, as simple as possible. Useful, because any pre-existing element or plant that is still able to function has been recovered and put into operation, adding and modernizing only where necessary. Buildings without historical importance and with structural or architectural problems, have been demolished and will be rebuilt by hosting new functions.
We’ve made Lindower 22 welcoming again, trying to leave it untouched where possible, but setting the compound to make it contemporary and synchronize it with the evolution of the city. FROM/TO is the exhibition-installation that communicates our way of triggering architectural processes, both in general and for Lindower 22 in particular. It was essential for us the idea of occupying a space, manipulating it only in the strictly necessary forms, and finally returning it, leaving only a few signs of our passage. Just like desert nomads do. Working on this association we’ve grouped the themes and activities of ASA studio albanese into five categories and we aligned them on sheets on the floor like in a itinerant bazaar. Each visitor will be able to see them closely and get an evocative idea of the stratification and coordination of such a complex architecture project. At the end of the exhibition the sheets will be removed and only a few traces will remain, together with the memory of this event in the mind of who partecipated.