Domus 1000

Alejandro Aravena, Schema per un’unità di alloggi sociali

Per 36 mesi e 31 numeri ho avuto la fortuna e l’onore di poter entrare nel cuore della rivista che avevo sempre letto e usato come manuale di buona architettura.

Era il marzo del 2005 quando Giovanna Mazzocchi mi chiese di assumere la direzione di Domus. Per 36 mesi e 31 numeri ho avuto la fortuna e l’onore di poter entrare nel cuore della rivista che avevo sempre letto e usato come manuale di buona architettura. L’invito a collaborare alla realizzazione dello speciale Domus 1000 diventa così l’occasione per ringraziare ancora una volta l’editore e la redazione per quei tre indimenticabili e straordinari anni di lavoro e di fatica, durante i quali ho imparato molto, mettendo a dura prova le mie certezze e le mie convinzioni. Mi piace ricordare quel periodo con l’immagine collettiva del grande tavolo di lavoro, attorno al quale tutti i collaboratori si riunivano, ogni settimana, per costruire il nuovo numero della rivista. La mia direzione si concluse infine con un editoriale in qualche modo poco profetico, che risentiva degli eventi economici del 2008, prefigurando un’architettura dai toni bassi, non più urlata, un’architettura che si sarebbe misurata con paradigmi nuovi: indeterminazione, necessità, incertezza, precarietà.

Alejandro Aravena, Scuola di Matematica, 1999, Universidad Católica de Chile, Santiago, Cile

Un’architettura dai toni bassi, non più urlata, un’architettura che si sarebbe misurata con paradigmi nuovi: indeterminazione, necessità, incertezza, precarietà. L’ho definita "architettura della fragilità".

Quest’idea si era formata attraverso molte riflessioni. Una di esse proveniva da un disegno tratto da un volume dedicato a un giovane architetto cileno di nome Alejandro Aravena. Il disegno era la stilizzazione di una sedia normale posta come divisore, e di un pezzo di stoffa circolare posto come dividendo. Il pezzo di stoffa rappresentava la sedia ideale di un indiano della tribù nomade degli Ayoreo, il limite utile del concetto di sedia, e dimostrava l’esistenza di una riducibilità inaspettata nel cuore di ogni progetto, una riducibilità che corrisponde a una pura necessità. Lo statement del disegno riportava: “Il pezzo di stoffa sta alla sedia come X sta all’architettura”.
 Quello di Aravena era un punto di vista molto commovente, la sua sensibilità toccava le corde profonde della mia idea di fragilità, la sua concretezza era qualcosa di molto affine alla linea editoriale della mia Domus.

 

Alejandro Aravena, Siamese Towers, Camino Privado, Macul, Región Metropolitana, Chile, 2003

“Il pezzo di stoffa sta alla sedia come X sta all’architettura”.
Quello di Aravena era un punto di vista molto commovente, la sua sensibilità toccava le corde profonde della mia idea di fragilità, la sua concretezza era qualcosa di molto affine alla linea editoriale della mia Domus.

Per questo, dovendo misurare la portata e l’efficacia di quel concetto nel tempo, ho subito pensato di fare un passo indietro come special editor del numero 1000 di Domus, dimenticando quanto fatto e lasciando spazio ad Alejandro Aravena, direttore in carica della Biennale di Architettura di Venezia, come guest editor della sezione che avrei dovuto curare. Pochi giorni dopo questa decisione, e prima di averlo contattato per il mio invito, Aravena viene insignito del “Pritzker Prize”, diventando il più giovane e il più anti-accademico dei suoi vincitori. Al momento dell’ufficializzazione, francamente ho pensato: “Che peccato, è il nuovo Priztker, e non avrà tempo né attenzione per me!”.
 Invece Alejandro, con la grande disponibilità e la liberalità che lo contraddistinguono, ha accettato volentieri il mio invito, regalandoci alcuni pensieri sui suoi lavori, sulla sua filosofia, sul mondo contemporaneo e sulla sua fragilità.

domus1000.domusweb.it

Sorrow ricomposes what time deletes, Benny Chirco, Mixed media, 2016