A Bovisa 678 alberi ad alto fusto coprono un area di 245.000 metri quadrati. L’80% per cento di loro ha più di 50 anni. Questo ha permesso loro di raggiungere altezze dai 15 ai 25 metri. Ogni albero rappresenta un valore capitale significativo. È per mantenere e incrementare questo valore “naturale” che nasce Urban Kit.
Una città contemporanea si definisce come contenitore di multipli complessi: un assemblaggio di combinazioni possibili, i cui elementi si ricompongono continuamente. Uban kit si propone come sistema di permutazione urbana che accoglie, ibrida e interconnette una pluralità di potenziali funzioni architettoniche e attività umane, con l’obiettivo di rendere possibile in Bovisa la compresenza e la convivenza di spazi sociali/ collettivi/ comuni e di spazi privati/produttivi/ di ricerca. Il ragionamento è quello di offrire un kit di opzioni architettoniche a bassa definizione, cioè non definite né definitive, ma controllabili nei
costi e trasformabili nel tempo e nelle esigenze, in modo da poter rispondere con flessibilità alle richieste, diversificate dal punto di vista economico, del mercato immobiliare. Per cercare di soddisfare i bisogni e soprattutto i sogni di chi vive una realtà urbana, sia negli aspetti personali che in quelli collettivi, è stata sviluppata una matrice in grado di generare variabili abitative. Con i termini abitativo e abitazione intendiamo, in senso ampio, tutto lo spettro della fruizione dello spazio: risiedere, lavorare, studiare, incontrarsi, giocare, amare.
Tutto ciò viene considerato come abitare, ed è su questo principio che Urban Kit sfrutta il suo sistema di generazione di multipli complessi. Innestando un numero finito di opzioni architettoniche su un sistema di pattern elastici, la matrice di Urban Kit produce numerose possibilità spaziali che corrispondono ad altrettanti modelli architettonici. L’idea di bassa definizione è stata ri-definita come una variazione contemporanea del concetto di lusso. Al lusso viene associato il progetto di un abitare sostenibile: più spaziosità, più luminosità, più semplicità, più funzionalità, più economia, più nomadismo, più relazione con la natura, più socialità, più serenità. Separando il concetto di lusso da quello -restrittivo- della disponibilità economica, si ottiene una nuova concezione dell’abitare di qualità, la cui realizzazione è la conseguenza di soluzioni intelligenti e innovative piuttosto che costose (alta definizione dei concetti = definizione dei progetti).
Aumentare il valore naturale grazie ad edifici ecocompatibili è una pratica costosa. Incrementarlo grazie alla manutenzione di ciò che esiste è una pratica efficace e a bassa definizione. Urban Kit si definisce come sistema architettonico a bassa definizione. Un sistema insediativo puntiforme che si adagia gentilmente tra un albero e l’altro.
A questo scenario di trasformabilità architettonica è stata co-applicata una logica dell’ecologia, che richiama l’importanza di vivere in un luogo ambientalmente piacevole. Con logica ecologica non si intende semplicemente “più parchi” e “tecnologia sostenibile”, ma il valore di una profonda rinaturalizzazione della vita domestica mediante la presenza di una natura intrudente rispetto agli spazi. Il concetto di bene-essere e di qualità di uno spazio abitato include necessariamente, dal nostro punto di vista, un rapporto diretto con la natura che viene invitata a far parte del paesaggio percettivo quotidiano della casa e dello spazio di lavoro e di studio.
Sono stati immaginati 6 modelli architettonici ideali per abitare nella natura. Sono stati immaginati 9 dispositivi che, intersecati con i modelli architettonici, creeranno ricchezza: alla sostanza delle architetture.
Il rapporto tra natura già presente e nuove strutture sarà variabile proprio in virtù delle caratteristiche di puntualità e di adattabilità con cui si presenta URBAN KIT: in questo modo, la collocazione dei nuovi edifici si muover in relazione alle esigenze della superficie, assecondando anziché ostacolarli gli interventi di bonifica necessari. Ma soprattutto preservando, per quanto possibile, la maggior qualità e quantità di natura esistente.
Possiamo immaginare la città come una enorme foresta in cui proliferano le forre, i salti d’acqua, i rovi, le erbacce, le talpe, i topi, i conigli? Possiamo pensare che questi luoghi, lasciati liberi dalle pianificazioni urbanistiche, riconquistati dalla natura, possano essere spazi per l’abitare dell’uomo e per un progetto architettonico? Possiamo distinguere (e siamo autorizzati a farlo?) progetto architettonico ed esperimento ambientale? L’esercizio mentale che qui si invita a fare È quello di
rappresentarsi una formula nuova di città: una città che non diventa l’alternativa o il controcanto della campagna.
Ciò che vogliamo fare è immaginare la possibilità di una compenetrazione tra natura e tecnica, tra ambiente e cultura.
Ciò che vogliamo fare è immaginare la possibilità di una compenetrazione tra natura e tecnica, tra ambiente e cultura. Si tratta di un esperimento e, come ogni esperimento, anche questo comporta un tasso di speculazione e l’assunzione di una componente di rischio come condizione indispensabile per l’accadere di soluzioni nuove. Una speculazione, un rischio, pretendono di essere supportate da una transmutazione generale del modo di pensare. Per questo motivo occorrer produrre uno sforzo supplementare concentrando preliminarmente il lavoro sul lessico: cioè sul vocabolario a partire da cui qualcosa come un’ attività teoretica o pratica possono essere articolate. Lavorare sul lessico significa perciù mettere in discussione le teologie dell’urbanismo e dell’architettura, resettando e manipolando i lemmi esausti, speculando sulle afasie e decostruendo in profondità le nostre categorie progettuali.
LEMMARIO
ABITARE
Abitare una città, un paesaggio o un territorio È un modo sentimentale ed esistenziale di occupare uno spazio fisico. Abitare ha a che fare con la natura: un fine che usa la tecnica come mezzo. Abitare un ambiente È diverso da: costruire, pianificare, tracciare, misurare altezze. Questi paradigmi, associati normalmente alla dimensione abitativa, dipendono in realtà dall’equivoco architettonico che identifica, in maniera arbitraria, la tecnica con la vita, invertendo cosÏ la genesi di mezzi e fini.
ESPERIMENTO, RISCHIO AMBIENTALE,SAPROFITISMO, SPECULAZIONE.
BIODIVERSITÀ
La foresta, la selva, il bosco e la città deprogrammata (che non è distinta da questi luoghi “naturali”) sono centri di proliferazione della biodiversità. La biodiversità non si riferisce solo alla co-esistenza di organismi di animali e vegetali ma anche alla con-presenza di modelli diversi residenza e di sussistenza.
ABITARE, BOSCO, CITTÀ DEPROGRAMMATA, RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO, STRUTTURE PROVVISORIE
BOSCO
Insediamento residenziale dell’abitare e della biodiversità. Luogo del romanticismo e della fertilità anarchica, il bosco crea pericoli, minaccia agguati, accoglie percorsi incogniti («ritrovarsi in una selva oscura»), ma anche: conserva, protegge, produce risorse. Spazio della possibilità pura, il bosco è un ambiente saprofita: senza schemi fissi ed in continua evoluzione.
RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO, STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS
CITTÀ DEPROGRAMMATA
La città come dovrebbe essere: invasa, gestita, contaminata dalla natura. Paradigma della C.D.: abbandonare i programmi egemonici sullo spazio e lasciare che la natura risemantizzi il territorio. La città deprogrammata È infatti, automaticamente, anche una città naturalizzata: un organismo che è capace di svilupparsi empiricamente senza ripetere un progetto astratto. La città deprogrammata, ricostituita e traslitterata nella sua forma ambientale, sarà capace, a quel punto, di gestire con maggiore efficacia la speculazione architettonica?
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ESPERIMENTO
La conversione della città pianificata in città deprogrammata (naturalizzata) è un esperimento abitativo. Esperimento equivale a progetto, ma in un senso ridefinito rispetto all’uso abituali. Pro-getto non come pianificazione matematica del futuro ma come esperienza uno spazio-tempo pieno di possibilità. La procedura sperimentale È agile, flessibile ed ibrida, e quindi capace di accettare i rischi e di rispondere al caso ridefinendosi continuamente.
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ORGANISMI INFESTANTI
sono gli esseri viventi che una volta insediati su un territorio lo occupano, lo vivono, lo trasformano, vi proliferano e vi muoiono in un ciclo biologico che produce tracce, segni e significati territoriali.
ABITARE, BIODIVERSITA’, ESPERIMENTO
RESIDUI
nella città deprogrammata non esiste la categoria “residuo” nel senso di ìrifiutoî inutile, di elemento da negare. I materiali di scarto e di residuo sono mezzi potenziali in attesa di diventare fini. La logica saprofita, ad esempio, si accanisce a smontare e
rimontare i sistemi delle relazioni fisiche e sociali creando
sistemi ecoambientali nuovi partendo da elementi pre-esistenti.
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STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS
RISCHIO AMBIENTALE
Ogni trasformazione comporta un’infezione virale, ogni cambiamento radicale vuole l’assunzione di un rischio. Rischiare significa trasformare. Per rischio ambientale si deve intendere, in senso positivo, la trasformazione simbiotica e reciprocamente infettiva della città in natura e della natura in città. Perché non rischiare che la città diventi ambiente?
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SAPROFITISMO
Si dice saprofita quell’organismo che vive della manipolazione decostruttrice di materiali già esistenti. Mediante il recupero e la lavorazione di materia residua, gli organismi saprofiti producono contesti ecoambientali viventi dove prima non c’erano. Adottando questo approccio, il luogo cartesiano dell’architettura si sposta dalla produzione e dall’accumulo all’intercettazione e alla trasformazione degli oggetti e dei concetti già presenti nel nostro ambiente, con lo scopo di creare soluzioni e contesti non ancora pensati né sperimentati
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SPECULAZIONE, STRUTTURE PROVVISORIE, VIRUS
STRUTTURE PROVVISORIE
l’architettura si insedia nella natura attraverso strutture provvisorie. La provvisorietà come alternativa positiva all’eternità: tutto dura fino a quando serve, per poi essere re-immesso nel circuito della trasformazione naturale, in un formidabile meccanismo di re-cycling urbanism.
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SPECULAZIONE
la speculazione come assunzione del rischio ambientale ma anche come riflessione sull’abitare. Posso costruire un edificio nel bel mezzo di un bosco? Posso azzardare la speculazione laddove operano potenti meccanismi saprofiti?
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VIRUS
da un punto di vista biologico, il virus non è solo un parassita che distrugge ma è un elemento che introduce disordine nel sistema e genera nuove serie di effetti e nuovi sistemi di comunicazione. Abbiamo bisogno di una logica virale per accelerare i processi di mutazione delle formule esauste e per diversificare i nostri sistemi relazionali.
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RISCHIO AMBIENTALE, SAPROFITISMO; SPECULAZIONE, STRUTTURE
PROVVISORIE